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Trieste oltre Trieste
(Sintesi)
- Confndustria Trieste
Il non considerare la portata di tali cambiamenti rischia di compromettere il futuro
possibile della provincia di Trieste ma se, viceversa, una reazione di discontinuità si
innesca, ci sono in città fonti di conoscenza generativa importanti, che la storia ha
sedimentato sul territorio, che possono dare
chances
sul futuro possibile:
a) le attività di
ricerca e sperimentazione
svolte in una serie di istituzioni scientifco-
tecnologiche che costituiscono un patrimonio di eccellenza per la provincia,
rispetto alla maggior parte delle altre città italiane;
b) un rilevante investimento in
capitale umano
(istruzione superiore, formazione)
e in
sapere manageriale
(MIB) cresciuto localmente insieme alle persone e alle
imprese del territorio;
c) una
tradizione imprenditoriale consolidata
sia in alcune attività industriali che
in alcuni servizi, in parte legati alla funzione portuale, e in parte derivanti dalle
funzioni mercantili svolte in passato.
Finora queste potenzialità sono state poco sfruttate e non hanno generato una spinta
propulsiva soprattutto per la diffcoltà ad agganciarsi ad adeguati moltiplicatori, re-
stando, soprattutto, ancorati al territorio e alla routine.
Così, ad esempio, il grande potenziale di ricerca e sapere scientifco della città ri-
mane ancora legato a esperienze non in grado di mutare la fsionomia media del
contesto produttivo provinciale. Esiste, infatti, una distanza culturale tra le persone
che operano nei circuiti scientifci-tecnologici e tra i soggetti e le organizzazioni che
operano nell’economia locale.
Perché il “trasferimento tecnologico-scientifco” funzioni lo schema giusto è invece
quello della
co-innovazione
, ossia della interiorizzazione degli obiettivi di applica-
zione economica da parte del sistema scientifco-tecnologico locale, e della assimi-
lazione della logica e del linguaggio della ricerca da parte di imprese che fnora ne
sono rimaste abbastanza lontane.
Questa ibridazione, che implica anche un cambiamento di cultura nei rispettivi
campi, non si fa realizzando canali o fssando procedure di “trasferimento”. Ma si fa,
facendo circolare persone che passano in modo continuativo da un campo all’altro,
creando un collegamento progettuale e fduciario nella loro mente e nel loro modo
di approcciare i problemi, prima che nel trasferimento in quanto tale.
E qui arriviamo al secondo punto del gap che si è creato, nel sistema triestino, tra
gli investimenti fatti in intelligenza generativa dalle persone, dalle imprese e dalle
istituzioni locali e le possibilità di applicazione nel sistema produttivo locale, nella
sua forma attuale.
Infatti, se l’offerta di capitale umano e di sapere imprenditoriale/manageriale ha con-
tribuito a rendere più dinamico il tessuto produttivo locale, tuttavia, questo potenzia-
le di conoscenza generativa non è stato suffciente a innescare processi moltiplicativi
importanti a causa del carattere tradizionale del sistema e della piccola dimensione